Si ampliano i confini del museo della stampa con alcuni dei propri reperti storici ospitati in strutture insolite per avvicinare un pubblico altrimenti difficilmente intercettabile.
Così, nel palazzo comunale di piazza Broletto, nella hall che immette nella sala consiliare, è possibile ammirare una rara pedalina del 1870 costruita in Monza nel mitico stabilimento "Redaelli"; macchina tipografica che ebbe immensa popolarità nelle piccole tipografie artigianali per la sua compattezza, economicità e relativa velocità di esecuzione. Spostandoci di poche centinaia di metri, nella sede della provincia di Lodi di via Fanfulla, possiamo fare conoscenza con una "Ernesto Saroglia", modello avanzato e affidabile di pedalina, costruita nel secondo decennio del XX secolo. L'insolito giro turistico ci conduce poi presso l'hotel Lodi, alla periferia della città ove, in un angolo dell'accettazione, fa capolino una piccola cucitrice a punto metallico "Poligraph", costruita in Germania nel 1930. Ma, è nell'avveniristica sede del Parco Tecnologico Padano che il museo della stampa è presente con uno dei suoi pezzi più pregiati. Proprio ove s'incontrano frequentemente delegazioni di esperti e tecnici provenienti da ogni parte del mondo, circondato da un cordone rosso come si trattasse di proteggere un'opera d'arte, ecco apparire il torchio litografico, costruito a Torino nel 1850. Macchina ancora oggi usata da alcuni artisti di fama per ottenere stampe d'arte litografiche su pietra, sfruttando un metodo messo a punto alla fine del Settecento da Alois Senefelder. Particolarmente prezioso perchè fu usato dall'artista lodigiano Benito Vailetti prima di essere donato al museo.
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